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Lapis Niger

All'interno del Foro Romano, nei pressi della Curia Iulia, il 10 Gennaio del 1899 si rinvenne una porzione di pavimentazione in marmo nero e di forma quadrata. Tale pavimentazione particolare era circondata da una transenna di lastre marmoree bianche, le quali separavano nettamente questa area dal resto del Foro.

Al di sotto di tale pavimentazione era conservato un complesso di epoca arcaica composto da un altare a tre ante, un tronco di colonna ed un cippo con iscrizione bustrofedica in latino arcaico, databile in base ai caratteri, molto simili a quelli greco calcidesi, al VI secolo a.C..

L'iscrizione copriva tutti i lati del cippo ma essendo mutila e lacunosa e non fu possibile determinare quanta parte di testo mancasse:

QVOI HON---

--- SAKROS ES

ED SORD---II---OKA FHAS

RECEI IO---

--- EVAM

QVOS RE---II---M KALATO

REM HAB---

---TOD IOVXMEN

TA KAPIAD OTAV---II---M ITER PE---

---

M QVOI HA

VELOD NEQV---

---IOD IOVESTOD II LOVQVIOD QO---

Il testo probabilmente era una condanna per coloro che avessero osato violare un luogo sacro e che avrebbero sofferto pene terribili; era forse dedicato ad un re (RECEI) oppure indicava qualcosa che era invece concesso e permesso al re.

Una delle identificazioni più significative avvenne associando quanto scoperto con un passo di Festo nel quale l'autore parlava chiaramente di un "lapis niger in comitio", quindi un luogo funesto ritenuto quello ove si trovava la tomba di Romolo, mitico fondatore dalla città di Roma. 

Molti però ritengono che sia più giusto identificare il complesso come VOLCANALE, ossia il santuario dedicato a Vulcano che sorgeva presso il Comizio e la Grecostasi e nel quale, stando alle parole di Dionigi di Alicarnasso, vissuto in epoca augustea, sorgeva una statua dedicata a Romolo vicino ad un'iscrizione in caratteri greci (oppure simili a quelli greci ma non in lingua greca).

Se così fosse più che della tomba del mitico fondatore si tratterebbe del suo Heroon, ossia di un piccolo santuario dedicato a lui (come avveniva nelle colonie greche) e, soprattutto, sarebbe la testimonianza  archeologica del fatto che la leggenda di Romolo era già radicata nel VI secolo a.C.

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